Attenzione. . . alla tentazione!

Facciamocene una ragione. Con le tentazioni ci dobbiamo combattere fino al momento della nostra morte. Ce lo dice Gesù che resta nel deserto 40 giorni. Il numero quaranta a quel tempo indicava la durata di un'esistenza. Era un altro mondo e gli attuali 75 anni di vita media erano semplicemente un sogno.
"... e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana" (Mc 1, 12)
Non c'è quindi un periodo particolare più soggetto di altri alle tentazioni.
Ogni momento abbiamo un'infinità di strade che si aprono davanti a noi, lungo il nostro cammino.
Spesso ci sembra che portino chissà dove, verso chissà quali mete. Spesso non sono neanche così gratificanti e addirittura non riusciamo neanche a dargli la connotazione dei "tentazione".
"TENTAZIONE", sembra un parolone. Un sostantivo con una valenza tragica, estrema. E noi come allocchi ci caschiamo. Ci pare di compiere scelte, tutto sommato, coerenti con quanto fanno anche gli altri e con quanto il mondo ci richiede. E poi scopriamo che sovente si rivelano antievangeliche.
Ilario di Poitiers aveva scovato molto bene questo inganno:
"Combattiamo un nemico insidioso, un nemico che lusinga:
non ferisce la schiena, ma carezza il ventre;
non confisca i beni per darci la vita, ma arricchisce per darci la morte;
non ci spinge verso la libertà gettandoci in prigione, ma verso la schiavitù onorandoci nel suo palazzo;
non colpisce i fianchi, ma prende possesso del cuore;
non taglia la testa con la spada, ma uccide l'anima con l'oro e il denaro".

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