Santo Subito e Santo Facile?

Credo che appaia a tutti evidente, leggendo il Vangelo, la differenza tra Giovanni il battista e Gesù, nella loro modalità di testimoniare il regno di Dio.
Giovanni è stato un buon predicatore, un giusto precursore di Cristo e, mi piace considerarlo come il rappresentante di quelle persone che negli anni passati e, purtroppo, ancora oggi scelgono la penitenza, la castigazione corporale e l'ascetismo come via per migliorare il proprio rapporto con Dio. Noi cristiani non siamo stati molto ricettivi nei confronti del messaggio evangelico. Abbiamo preso ciò che più ci tornava comodo. Questo è uno dei tanti esempi. Nei secoli, si è preferito creare un rapporto intimo con Dio, strettamente personale, dal quale si pensava dipendesse il nostro essere cristiani. Si è ritenuto spesso che santità fosse veramente un "distacco" (del resto santo significa proprio separato) dal mondo. L'avvicinarsi alla santità e a Dio era direttamente proporzionale al distaccarsi dall'uomo.
Non tutti, fortunatamente, hanno seguito questo cammino od hanno avuto queste convinzioni. Ma la maggioranza ne era attirata. E lo è tutt'oggi.
Gesù, invece, aveva cercato di mettere in chiaro questo aspetto. Riporto soltanto l'esempio costituito dalla parabola del buon samaritano. Gesù non condanna i malfattori, o meglio, non condanna solo loro, ma anche e sopratutto il sacerdote ed il levita, cioè coloro che nulla hanno fatto nei confronti della vittima trovata lungo la strada. Ma si badi bene, essi non vengono condannati per quello che hanno fatto, bensì per quello che NON hanno fatto: non si sono fatti prossimi di un fratello bisognoso. Quindi dobbiamo stare attenti a non cercare la strada facile della santità. Quella che ci fa stare tanto bene, perché siamo con Dio e non ci mescoliamo con gli uomini. La nostra missione è, oserei dire, "allontanarci" da Dio e sporcarci le mani, invischiandoci con il mondo, giocarci la reputazione. E questo non è certo un compito facile. Del resto... a noi non piace diventare santi subito!

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