Zoe e la morte

Per la pasqua, vi propongo una piccola riflessione sulla morte. Le righe che seguono sono tratte da una conferenza, pertanto il linguaggio è discorsivo.


"Chi vive e crede in me, non morirà mai." Gesù ci libera dalla morte. Questa è la vita che si chiama eterna. Eterna non significa la durata di questa vita, ma è la qualità di vita che quando incontra il momento della morte semplicemente lo ignora, lo supera. Arriverà un giorno che tutte le cellule che compongono il mio corpo smetteranno, cesseranno, ma io non ne farò esperienza, io continuerò la mia vita. La vita è questa. C’è il rischio, ed è quello che nell’Apocalisse viene chiamata la seconda morte. Dice l’autore dell’Apocalisse: beati quelli che non vengono colpiti dalla morte seconda. Non ne bastava una? No, ce ne sono due. Qual è la morte seconda? La prima morte è quella biologica alla quale tutti quanti (speriamo il più lontano possibile) andiamo incontro. Ma c'è il rischio che quando arriva la morte biologica non trova la signora ζωή. Perché? Perché questa ζωή ha bisogno di essere alimentata attraverso azioni concrete compiute dall’individuo nella vita che sono quelle di comunicare vita agli altri. Più noi comunichiamo vita agli altri, più arricchiamo la nostra. Così ha fatto Gesù. Giuda, invece, fa il contrario: toglie la vita degli altri e chi toglie la vita degli altri, toglie la vita a sé stesso. Allora c’è il rischio che una persona nella vita non abbia compiuto azioni che durano per sempre (cioè le azioni di comunicare vita agli altri, queste durano per sempre, sono quelle che l’autore dell’Apocalisse dice: le opere che ci seguono entrando in questa sfera definitiva – beati quelli che muoiono nel Signore, le loro opere li seguiranno.) C’è il rischio di una persona che abbia vissuto egoisticamente centrata soltanto sui propri bisogni e sui propri interessi, per cui non ha sviluppato ζωή, l’ha soffocata e quando arriva la morte biologica non trova niente, è la fine dell’individuo. Gesù dice che la vita nostra non solo non termina con la morte, ma il momento della morte non è quello della distruzione dell’individuo, ma è quello in cui si liberano tutte le energie che l’uomo aveva tenuto dentro di sé e che nel breve arco dell’esistenza non possono venir fuori. In ognuno di noi, essendo creati a immagine e somiglianza di Dio, ci sono delle energie d’amore, di donazione, di servizio, che usiamo poco, raramente nella vita le facciamo emergere, però ci sono. Ebbene quando arriva il momento della morte tutte queste energie si liberano ed esplodono in una maniera nuova. Gesù ne fa l’esempio come il chicco di grano che caduto in terra cosa fa? Tutte quelle energie che c’erano nel chicco e che non si vedevano quando era soltanto un chicco, nel momento in cui il chicco è caduto in terra si liberano ed esce fuori una spiga di grano. Fra la bellezza della spiga e quella del chicco di grano c’è una enorme differenza. Allora la morte non distrugge le persone, ma le potenzia, la morte libera tutte le energie in un crescendo di vita senza fine. (Alberto Maggi OSM)

foto: http://www.flickr.com/photos/clauddina/

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